Anche quest’anno la pandemia terrà spento il fuoco che il 17 Gennaio, giorno dedicato a Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici e da cortile, viene solitamente acceso sul piazzale della chiesa omonima che si trova nel quartiere di Campobasso ove è in modo particolare radicata e sentita l’appartenenza storico-culturale e i cui abitanti sono affettivamente legati alla tradizione del fuoco, simbolo di aggregazione.
La chiesa dedicata al primo eremita, Sant’Antonio Abate, risale al 1572 e venne costruita sulle rovine dell’edificio religioso di piccole dimensioni fatto erigere da Cola di Monforte nel 1458 e dedicato ai Santi Antonio e Leonardo dell’oratorio dell’ospizio dei Benedettini di Santa Maria de Foras.
Entrando all’interno si notano subito i quattro altari barocchi e le tele dei Seicento Napoletano: le importanti opere d’arte presenti rendono questa chiesa splendida e sfarzosa, magnifica per il suo genere.
Nel giorno della festa, il 17 gennaio appunto, il sacro e il profano, due mondi apparentemente lontani e opposti, si intrecciano, si fondono e restituiscono al popolo la propria identità: una grande quantità di legna viene accatastata dalla mattina dinanzi la chiesa e, dopo la cerimonia religiosa, viene accesa alla presenza di persone con cani, gatti, conigli, cavalli e pecorelle che ricevono la benedizione, segno della loro purificazione dal male dopo la profanazione del demonio che, secondo la leggenda, tentò l’eremita Sant’Antonio nel deserto d’Egitto.
Il fuoco viene alimentato per tutto il giorno e attira i cittadini a ritrovarsi e a festeggiare fino a notte tarda con balli e canti chiamati maitunate, stornelli improvvisati che si prendono gioco dei politici e personaggi in vista della città. Non manca la degustazione di prodotti tipici che rientrano nella tradizione della festa di S. Antonio Abate: fave cotte e cavatelli con carne di maiale, preparati a mano dalle donne del quartiere.
Purtroppo causa covid, e per il secondo anno consecutivo, questo fuoco resterà spento ma accesa rimarrà sempre la speranza che nel 2023 si ritornerà ad onorare le tradizioni che mantengono viva l’identità del popolo e rinnovano il suo senso di appartenenza.
Rossella De Rosa
(Le foto in galleria si riferiscono alla festa di Sant’Antonio Abate nelle edizioni degli anni precedenti alla pandemia)