Il lupo, vittima di un allarmismo ingiustificato

Negli ultimi anni il lupo italico con grande stupore è tornato a ripopolare gran parte de territorio italiano, proprio lì dove un tempo, c’erano le coltivazioni di tante aziende agricole, oggi molte delle quali chiuse per crisi a causa di prodotti  provenienti dall’estero. Molti di questi terreni sono stati abbandonati dagli agricoltori ed il lupo in pochi anni è tornato (sul territorio italiano rispetto agli anni 90/00 la sua popolazione è aumentata del 25%). Mentre cresce il disaccordo tra gli agricoltori, il lupo in quest’ultimo decennio ha portato molti benefici sulla fauna e di conseguenza sul territorio italiano. Il lupo è il predatore alfa ed il suo ruolo è quello di regolare gli equilibri degli ecosistemi di cui fa parte. Abbassare il numero di esemplare o sterminarli, gli erbivori specie i cinghiali, prospererebbero all’infinito e le foreste non avrebbero modo di svilupparsi a pieno.  Di conseguenza, in particolare, i cinghiali, sono sempre più spinti alla ricerca di cibo sui terreni agricoli e come sta accadendo negli ultimi anni nei circuiti urbani. Il lupo è un animale timido, ha paura dell’uomo, non si avvicina e attacca solo se viene minacciato come tutti gli animali selvatici. Essendo all’apice della catena alimentare, preda le prede più deboli, quindi si trasforma nel miglior selettore naturale che l’uomo possa avere. Questo allarmismo ingiustificato viene alimentato dall’ignoranza, dai social che catapultato sulla stampa, trasforma questo splendido animale simbolo di una terra selvaggia, importantissimo per l’ecosistema, in una bestia feroce assetata di sangue. Se vogliamo avere ancora per molto tempo un ecosistema sano, anche se  compromesso dalle attività umane, le soluzioni più adatte e scientificamente provate, sarebbero l’introduzione di progetti di tutela, salvaguardia e prevenzione che possano far convivere nello stesso territorio il lupo e l’uomo. Le regioni dovrebbero finanziare alle aziende agricole delle recinzioni elettriche, e gli allevatori dovrebbero puntare sulla soluzione più antica che per secoli è stata quella più efficacie: aumentare i cani pastori di grossa taglia nelle zone dove sono concentrati i capi di bestiame. Fino a quando l’uomo con il suo egoismo crederà di essere il padrone della natura, la natura stessa continuerà a difendersi e a riprendersi tutto con gli interessi, come sta accadendo in quest’era “dell’uomo moderno”.

Ezio Varrassi: i miei antenati per generazioni hanno vissuto sul Gran Sasso, in pieno parco nazionale con branchi di lupi, le uniche misure per contrastare i lupi erano i cani pastori e delle buone recinzioni in legno, neanche quelle elettriche che prima non esistevano…non hanno mai avuto paura ne temuto i lupi…bisogna tornare indietro di 200 anni; quando l’uomo era in sintonia con la natura e più rispettoso! Nel reportage vi alleghiamo il documentario sui lupi girato a Montorio nei Frentani con la collaborazione del naturalista Pasquale Zappone. 

di Ezio Varrassi

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