Plastic Free arriva a San Martino in Pensilis: firmato il protocollo

Prosegue a vele spiegate il progetto sul territorio di Plastic Free, con l’impegno sempre più forte da parte dei referenti e dei volontari.

E’ di queste ore la firma del protocollo d’intesa tra il Comune di San Martino in Pensilis, per il tramite del Sindaco dott. Giovanni Di Matteo e l’avvocato Giuseppe Fabbiano, referente Plastic Free per la Provincia di Campobasso.

Il Comune di San Martino è un centro bassomolisano molto esteso ed importante sia a livello storico che culturale; anche per tale ragione è importante creare sinergie sempre più diversificateche convergano verso una fattiva tutela del territorio.

Con la sottoscrizione del protocollo si dà il via a numerosi eventi di natura volontaristica, che coinvolgeranno gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado, così come eventi di CleanUp o
passeggiate ecologiche, ed altri progetti che verranno presentati nei prossimi mesi che vedranno lacollaborazione diretta anche di altre Istituzioni locali.

Negli ultimi anni, dal 2018 in poi, l’Unione Europea ha dato impulso ad un’attività normativa volta alla riduzione delle emissioni di CO2 e la riduzione di plastica monouso; in questo progetto rientra a pieno titolo il riciclo della plastica. L’ottica, dunque, è quella di lavorare per ridurre la quantità di rifiuti prodotti e favorire il loro riciclo, per permettere alla plastica eliminata di avere una seconda vita. Questo è il modello tanto auspicato di economia circolare, in cui i rifiuti non vengono semplicemente eliminati ma diventano una materia prima per ulteriori cicli di produzione.

In quest’ottica si inserisce il cd. rPET, il PET (polietilene tereftalato) prodotto dal petrolio greggio e dal gas naturale a sua volta riciclato; si tratta di una soluzione innovativa e di maggior sostenibilità che riduce via via la produzione di plastica da materiale “vergine”, preferendo il riuso della plastica stessa.

E’ pure vero, tuttavia, che in base a recenti studi le microplastiche, nanoparticelle derivanti dall’intervento di agenti atmosferici sulle plastiche disperse in natura, sono state trovate all’interno del sangue umano e nella placenta (cfr. ricerca del dott. Antonio Ragusa, direttore Uoc ostetricia e ginecologia Fatebenefratelli), a dimostrazione che la plastica non è solo nelle nostre vite ma letteralmente nel nostro organismo.

Gli effetti non ancora si conoscono con certezza ma è altrettanto vero che si tratta pur sempre di materiale esterno, e non decomponibile, che potenzialmente può intaccare il nostro organismo. Quindi, cosa fare? La domanda non è di semplice risposta.

Da un lato è evidente che non ancora siamo pronti per una vita interamente senza plastica, va riconosciuta l’importanza che la plastica ha avuto ed ha in determinati settori della nostra vita, come ad esempio quello sanitario, è pur vero che la plastica monouso è quella che oggi ha una fortissima incidenza sulla nostra vita e sull’inquinamento.

Secondo recenti dati pubblicati sulla rivista Plos One nei nostri mari ci sono oltre 170.000 miliardi di frammenti di plastica (cd. microplastiche) che galleggiano in superficie, per un peso complessivo di 2,3 milioni di tonnellate, e la velocità con cui vengono immessi in acqua è destinata quasi a triplicare entro il 2040.

I dati sono allarmanti e dimostrano che deve ridursi la domanda quotidiana di plastica monouso, per fare ciò è possibile partire dalle piccole/grandi abitudini come passare ai saponi solidi, preferire spazzolini in bambù e tanti altri metodi che sicuramente se portati avanti insieme, e da tutti, non possono che condurci ad un vero cambiamento.

Comunicato stampa del 08-04-23

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