Golfo di Triete, Riserva naturale di Val Cavanata (GO), spiaggia delle Bocche di Primero 27 Febbraio 2019: raro spiaggiamento di un esemplare di Pinna Nobilis, il più grande bivalve del mar Mediterraneo.
Maurizio Spoto: Oggi ci sono state delle segnalazioni di un abnorme spiaggiamento di Pinna Nobilis, quella sorta di grossa cozza che vive fissa nel substrato e che negli ultimi anni è sempre più frequente e abbondante sui fondali del Golfo di Trieste con densità medie di 3/4 individui per metro quadrato. La segnalazione riveste particolare interesse in quanto in diverse parti del Mediterraneo negli ultimi anni si sono verificate delle estese morie di tale mollusco a seguito di un’infezione a carico di una nuova specie di protozoo parassita : Haplosporidium pinnae. Quindi ogni segno di sofferenza nei confronti dei popolamenti di Pinna Nobilis deve essere preso in debito conto, visto che recentemente estese morie si sono pure verificate nell’AMP di Porto Cesareo (Lecce). Da veloci contatti con colleghi della Riserva Regionale della Val Cavanata e dell’Isola della Cona – Foci Fiume Isonzo – abbiamo verificato che il fenomeno dello spiaggiamento di conchiglie di pinna è un fenomeno abbastanza frequente dopo mareggiate intense con il loro seguente deposito sulle spiagge. Su 100 metri lineari si sono contate oltre 100 valve del mollusco protetto. Pur considerando la probabile naturalità del fenomeno per l’intensità delle attuali mareggiate e le alte densità raggiunte di colonizzazione da parte di Pinna nobilis, la situazione verrà monitorata con i colleghi dell’ARPA e dell’OGS.
Pinna nobilis (Linnaeus 1758), comunemente nota come nacchera, pinna comune, cozza penna o stura, è il più grande bivalve presente nel Mar Mediterraneo. Può raggiungere un metro di lunghezza. La sua raccolta è vietata. In ogni caso, pur essendo edule, trattandosi di un mollusco filtratore, è estremamente rischioso mangiarlo in quanto accumula assorbendoli dal mare grandi quantità di inquinanti e patogeni. Per questo motivo è stato utilizzato come indicatore dell’inquinamento marino (anche nucleare presso la Maddalena).
Distribuzione e habitat
Endemica del Mar Mediterraneo, è spesso situata in mezzo alle praterie di Posidonia oceanica, da pochi metri fino a 40 di profondità. Ne è stata segnalata nel 2008 la ricomparsa anche in corrispondenza della Laguna di Grado, Laguna di Marano e Laguna Veneta, come apparente conseguenza delle scogliere artificiali del progetto MOSE: negli anni 1950-’60 si era assistito alla sua progressiva scomparsa a causa dell’inquinamento lagunare causato dagli scarichi del polo industriale di Marghera.
È un organismo sessile che vive fissato con la parte appuntita della sua conchiglia triangolare nella sabbia o nella roccia.
Descrizione
Per nutrirsi e respirare pompa l’acqua nella cavità del mantello mediante un sifone inalante e poi la emette attraverso uno esalante. Le valve hanno il margine posteriore arrotondato e presentano una ventina di coste radiali con scaglie a forma di canali. Il colore è bruno con scaglie più chiare; l’interno è bruno e lucente con la parte anteriore madreperlacea. Possono vivere più di 20 anni e raggiungere un metro di lunghezza, ma la dimensione media della conchiglia di un esemplare adulto è intorno ai 65 cm. Ha uno sviluppo abbastanza rapido nei primi anni di vita, in media di 10 cm per anno; raggiunta la maturità sessuale, intorno ai 40 cm, l’accrescimento rallenta e si assesta su circa 10 cm ogni 3 anni.
Simbiosi
Al suo interno ospita talvolta in simbiosi crostacei decapodi, come Pontonia pinnophylax e Pinnotheres pinnotheres.
Tipica l’epibiosi con organismi che si insediano sulla parte esterna del guscio quali alghe, briozoi, ascidie e spugne.
Specie affini
Molto simile alla Pinna rudis, da cui si distingue per l’assenza o la scarsa marcatura delle costolature sulla conchiglia.
Bisso marino
Come tanti molluschi marini produce dei filamenti con i quali si ancora al fondo del mare. Questi fili, sottili e robusti, costituiscono il materiale con cui si fabbrica il filamento detto bisso marino, utilizzato in passato specialmente in Sardegna per la tessitura di preziosi indumenti dai colori cangianti. A seguito della tutela della specie la lavorazione del bisso marino è quasi del tutto scomparsa.
Conservazione
È una specie minacciata dalla raccolta per il collezionismo.
È inserita negli allegati della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) dell’Unione europea e nei successivi aggiornamenti Direttiva 2006/105/CE , elencata nell’Allegato IV – Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e perciò ne è vietata la raccolta se non per scopi scientifici.