Claudia Di Cino: La Sezione Preistorica del Museo Civico Aufidenate di Castel di Sangro (AQ), il suo libro

L’idea di questa pubblicazione nasce dal desiderio di divulgare i risultati di uno studio analitico effettuato su 188 reperti litici preistorici conservati presso il Museo Civico Aufidenate di Castel di Sangro (AQ). La ricerca metodica ha permesso alla Dott.ssa Claudia Di Cino di realizzare un’indagine accurata sulle origini di tali manufatti che testimoniano il passaggio, l’adattamento e il successivo stanziamento degli ominidi fin dal Paleolitico.

Dott.ssa Claudia Di Cino: “non nego di aver incontrato notevoli difficoltà nel condurre i miei studi data la scarsità di fonti da cui attingere informazioni riguardanti le zone tra l’Alto Sangro e l’Altopiano delle Cinquemiglia, ricchi di un vasto patrimonio archeologico. Il territorio dell’Alto Sangro, dunque, risultava a tutt’oggi poco indagato e meritava uno studio dettagliato basato su un approccio tecno-tipologico, finalizzato alla comprensione delle caratteristiche funzionali degli strumenti, dal loro ottenimento al loro sfruttamento, indici dell’evoluzione culturale e delle modalità comportamentali dei gruppi primordiali. Le somiglianze e le differenze dei materiali oggetto di raccolta, riscontrate nei diversi centri limitrofi a Castel di Sangro (Monte Pratello, Piana del Leone, Fonte della Guardia (Roccaraso), località Pantaniello (Rivisondoli), Monte Genzana, (Rocca Pia), hanno permesso di segnalare, malgrado la decontestualizzazione degli stessi, una continua e duratura presenza di questi gruppi  preistorici a partire dal Paleolitico inferiore fino alle soglie del Neolitico ed oltre; continuità che si è compiuta con produzioni materiali diverse. La definizione naturale del territorio ha poi certamente contribuito nel determinare e condizionare la dispersione dei suddetti gruppi, la loro permanenza e la conservazione degli stessi materiali ivi prodotti e abbandonati.

Il mio augurio è che questo lavoro sia l’inizio di un percorso di indagine archeologica che renda merito al territorio non adeguatamente investigato e che apporti ulteriori contributi alla storia della Preistoria in Abruzzo.

Prof.ssa Antonella Minelli – Università degli Studi del Molise:

“l’archeologia preistorica si qualifica come una branca che, spesso per le difficoltà connesse con il recupero di evidenze e ritrovamenti significativi, si avvolge di fascino e mistero e che è soggetta ad essere continuamente messa in discussione dalle novità scientifiche, dalle ricerche in progress, dall’unicità delle scoperte che entrano a far parte della ricostruzione del nostro passato. Studiare le tracce della presenza più antica dell’uomo in un territorio permette di trovare le origini della frequentazione, dello sfruttamento e del popolamento di quello stesso territorio e tali tracce, il più delle volte labili, sono affidate ai prodotti della cultura materiale dell’uomo, quei prodotti che hanno determinato lo sviluppo dell’intelligenza umana e la sua capacità di soddisfare le proprie esigenze di vita e di adattamento all’ambiente. I prodotti dell’attività umana possono variare dagli oggetti più durevoli, realizzati in materiale non deperibile, come la pietra, e facilmente recuperabile in natura, oltre che lavorabile, a quelle ottenute con materie prime più soggette al deterioramento naturale, come i legni e le ossa ecc. Sono proprio i manufatti in pietra i più antichi prodotti della cultura dell’uomo, che si datano a milioni di anni da oggi, con tecniche e caratteristiche che si sono modificate nel tempo e che sono l’indicatore più evidente dello sviluppo della cognizione umana. Sono anche gli oggetti più facilmente rintracciabili in un contesto territoriale, sia che si trovino sommersi da depositi di terreno che li hanno conservati nel tempo, sia che si trovino in superficie, portati alla luce da fenomeni naturali e/o antropici. Oggetto di studio di questa pubblicazione sono proprio i reperti litici che, grazie all’impegno e alla dedizione di appassionati e amatori della storia locale e dell’archeologia, sono stati raccolti negli anni nel territorio dell’Alto Sangro e che sono stati poi accuratamente esposti nella sezione preistorica del Museo Civico Aufidenate di Castel di Sangro, con una dovizia di particolari che rendono merito del lavoro svolto e della passione che se ne evince. Questo lavoro fornisce un contributo importante, in quanto, oltre a rappresentare un approfondimento metodologico e tecnico dello studio e della descrizione dei reperti litici, al passo con i nuovi approcci tecno-tipologici sviluppatisi negli ultimi anni per l’interpretazione degli stessi, si inserisce anche nel quadro della ricostruzione più generale delle conoscenze preistoriche del territorio abruzzese. L’Abruzzo preistorico è stato in passato oggetto di studio soprattutto da parte del prof. A. Radmilli che negli anni ’50-’70 ha dato un forte impulso alle ricerche nella parte interna dell’Abruzzo, in siti pedemontani e in conche oltre che in depositi di grotta, abbracciando un periodo cronologico lungo, con testimonianze dirette a partire dal Paleolitico inferiore al Neolitico. La zona dell’Alto Sangro, forse, risulta a tutt’oggi poco nota e le testimonianze raccolte e contenute in questo museo ben rappresentano un indicatore dell’estensione areale interessata dai ritrovamenti, con località che si diversificano anche dal punto di vista geomorfologico e dell’arco di tempo in cui queste stesse località (Valle Giumentina, Monte Pratello, Località Pantaniello, Fonte della Guardia, solo per citarne alcune) sono state abitate e sfruttate dall’uomo, in quanto presentavano le caratteristiche ambientali ottimali per l’insediamento e la sopravvivenza umana. Sebbene i materiali siano il risultato di raccolte di superficie, e non stratigraficamente contestualizzati, le informazioni ricavate dallo studio tecno-tipologico degli stessi ha permesso comunque di ricostruire un quadro generale sulla presenza umana preistorica del territorio dell’Alto Sangro, della sua continuità abitativa, che va altresì ad integrare una lacuna informativa che riguarda tutta la conoscenza della preistoria della Regione Abruzzo.”

Tra i tanti studi ed incarichi diretti dalla dott.ssa Claudia di Cino ricordiamo le sorveglianze di archeologia preventiva eseguite presso il matenodotto (Larino – Chieti e comuni interessati), attualmente per altri lavori pubblici su Campo di Giove (AQ) e la relazione per la messa in opera della pista ciclabile realizzata a Castel di Sangro nel 2016.

Per info, consulenze e se siete interessati al libro “Il Museo Civico Aufidenate di Castel di Sangro (AQ)“, potete contattare sui social Claudia Di Cino dottoressa in archeologia, beni culturali e turismo:

Facebook Claudia Di Cino, Istagram claudia.di.cino_archeologa e all’indirizzo di posta elettronica mail- claudiadicino@libero.it o acquistarlo online tramite il link https://www.edizionidelfaro.it/libro/il-museo-civico-aufidenate-di-castel-di-sangro-aq.

Ezio Varrassi

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