I Galgo, la loro vita non dura più di tre anni

La loro vita non dura più di tre anni .
Li chiamano i ” I Figli del vento ” . Sono i Galgo . I levrieri spagnoli (galgo) pur venendo da paesi diversi , questi levrieri hanno molto in comune , sono cani da lavoro con la grande sfortuna di essere considerati mero bestiame .
La durata della loro vita non coincide con quella biologica ma con la durata della loro vita “professionale”.
Il mondo è pieno di cani bisognosi d’aiuto, ma la cosa che colpisce di questi levrieri è che ognuno di loro è stato voluto, usato ed infine scartato. Nessuno di questi cani è frutto di un incidente, anzi. Le cucciolate vengono studiate e pianificate con grande attenzione.

La metà dei cuccioli viene “scartata” (uccisa) già da subito. Crescendo, un altro quarto degli esemplari viene “eliminato” (ucciso) perché inadeguato alle aspettative di chi li ha fatti nascere. Scartati pur essendo sanissimi. Lo scopo è quello di produrre un campione. Campioni nella caccia alla lepre e nella corsa in cinodromi. Usati per lucro o per divertimento. La loro carriera professionale si conclude attorno ai 2-3 anni di vita quando, non più all’altezza delle aspettative, vengono eliminati nei modi più svariati.

Il Galgo Spagnolo è una razza antichissima utilizzata per la caccia alla lepre pur essendo ritenuta adatta anche per la caccia ad altri animali come conigli e cinghiali. Di carattere serio e riservato con gli estranei, socievole e affettuoso con il proprietario, durante la caccia da prova di grande energia e vivacità.
I Galgo spagnoli nelle campagne iberiche e nelle zone rurali, spesso vivono in stalle sovraffollate in numero superiore a 10 soggetti. La maggior parte di loro non vede mai la luce del giorno se non in occasione delle battute di caccia. Le condizioni in cui vengono tenuti questi cani sono pessime; zero controllo sulle nascite, zero vaccinazioni.
Nelle regioni più arretrate – Estremadura, Castiglia, La Mancha – in nome delle tradizioni, alla fine della stagione di caccia, il cacciatore (galguero) deve eliminare il più perfidamente possibile il galgo che non lo ha onorato a sufficienza durante la stagione venatoria o che oramai è divenuto troppo vecchio.

Tristemente nota è la uccisione per impiccagione agli alberi. I cani che non corrono a sufficienza sono impiccati ai rami più bassi, dove subiscono una morte lenta e dolorosa nota con l’espressione de “Il pianista” per il frenetico tentativo di appoggiare le zampe a terra. Quelli migliori nella corsa ma comunque non abili nel cacciare, sono appesi ai rami superiori, con conseguente morte più veloce.
I non impiccati, vengono gettati vivi nei pozzi, legati alle auto e trascinati, abbandonati nelle campagne vivi ma con le zampe appositamente rotte (o viene loro sparato nelle zampe), lapidati, legati e lasciati morire di fame, annegati, bruciati con la benzina, sepolti vivi, avvelenati, torturati con bastoni in bocca affinché non abbaino e non si lamentino attirando così l’attenzione.

Parliamo di migliaia di cani l’anno, non di qualche caso isolato. Le stime sono certamente in difetto trattandosi di cani non registrati e fatti riprodurre a dismisura. Solo da qualche anno, a causa di lamentele circa l’impiccagione dei levrieri e dei loro latrati, i galguero hanno cominciato a portare i cani non desiderati nelle perrera (canili spagnoli) o nei rifugi gestiti dalle associazioni di volontari che si occupano del recupero di questi animali.

Di Mariagrazia Quaresima 

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