La vera storia di Keiko, l’orca diventata simbolo della liberazione di animali in cattività

Quella che segue è la vera storia di Free Willy, ovvero Keiko, l’orca diventata per molti detrattori della liberazione di animali in cattività simbolo del fatto che un individuo tenuto prigioniero non può sopravvivere una volta reimmesso in libertà. E’ importante sapere tutto quello che è accaduto ed è ruotato attorno a questo animale, mercificato e sfruttato sia quando era in vita che dopo la sua morte, per capire a fondo quanto chi lucra sulla detenzione degli animali sia male o per nulla informato, ma molto più probabilmente in mala fede. La storia di Keiko andrebbe raccontata con un po’ di onestà intellettuale. Inutile chiederlo a chi ne è privo o ne ignorava l’esistenza fino a ieri, a oltre 10 anni dalla sua morte.

Premessa: almeno 37 orche sono morte nei parchi di SeaWorld dal 1971. 159 orche sono morte in cattività Forse molte di più perché i parchi chiamano diverse orche con lo stesso nome per nascondere i decessi. Va da sé che l’attendibilità del giudizio di chi sfrutta questi animali è pari a zero.

L’orca di questa storia è un maschio. Nasce nel 1977/78 nel Nord Atlantico, viene catturato da cucciolo, chiamato Kago e venduto a un acquario islandese.
Vi resta fino al 1982, quando viene venduto al Marineland di Ontario, Canada. E’ tenuto in una piccola vasca che, quando non vi sono esibizioni, è coperta. Kago la condivide con altre orche che lo sottomettono. E’ il più timido.

1985: Kago viene venduto al Reino Aventura (RA) di Città del Messico e chiamato Keiko. Diventa una miniera d’oro, si esibisce 5 volte al giorno. Condivide con alcuni delfini una vasca riempita di acqua calda e cloro.

1991: RA capisce che Keiko sta molto male e tenta di venderlo a SeaWorld (SW). SW non lo vuole proprio a causa delle sue condizioni.

1992: iniziano le riprese di “Free Willy”. Keiko è la star. Si vorrebbero girare alcune scene a SW che, dato il tema, rifiuta.

1993: il film esce nelle sale, è un successo inatteso. Tutti vogliono Keiko libero ma lui non sta bene: gravemente sottopeso, sistema immunitario debolissimo, numerose lesioni cutanee, ulcere, problemi digestivi, muscolatura ridotta all’osso. E’ molto lento e trattiene il respiro per soli 3 minuti contro i 20/30 di un’ orca sana.
Sta morendo.

1993-4: i media parlano di Keiko, non si contano le proposte per riportarlo a casa nel Nord-Atlantico. Michael Jackson vuole comprarlo per il suo ranch in California (facepalm). Un miliardario offre un grosso contributo per la sua liberazione.

Per SW questo progetto è una follia ma non vuole Keiko perché, dice, ha problemi dermatologici contagiosi. Analizzati, i problemi risultano non virali ma causati dallo stress. SW non vuole un’orca che rappresenta la libertà.

1995: Nasce la “Free Willy/Keiko Foundation” (FWKF) che riceve Keiko da RA. Sarà ospitato in una nuova vasca all’Acquario di Newport, Oregon, e riabilitato per restituirlo alla vita selvatica. SW continua a boicottare il progetto.

1996-97: Keiko, 3,5 tonnellate per 6 metri, arriva nella nuova vasca. Dopo 1 anno è più energico, ha preso 1 tonnellata di peso e si è allungato di 20 cm. Scomparse le lesione cutanee e le ulcere, migliorati il sistema cardiovascolare e il tono muscolare. Gli viene offerto pesce vivo che prima riconsegna e presto imparerà a mangiare. La FWKF vorrebbe trasferirlo già nel 1998.
Ma dati i visitatori raddoppiati, l’acquario non vuole cederlo: “è malato e la FWKF lo nasconde”, dice. Chiede una valutazione indipendente: un team di esperti conferma che Keiko è sano (l’Acquario non ha cambiato i filtri della vasca, lasciandolo nuotare nei suoi escrementi e causandogli un’infezione delle vie respiratorie, parassiti e nematodi. Ma Keiko ha risposto alle cure).

1998: La FWKF svela lo step successivo del progetto: un recinto per Keiko in mare, una baia del Nord Atlantico. L’esperimento è destinato a fallire, risponde l’industria della cattività.
Giugno: la baia di Klettsvík viene dragata per costruire il recinto.
Settembre: Keiko arriva in Islanda. Appena rilasciato nuota, si immerge e torna in superficie, vocalizza e dopo 2 ore comunica con una balena pilota nella baia. Dopo pochi giorni riaffiora dall’acqua formando un arco e prendendo respiro per poi subito re-immergersi. In vasca rimaneva a lungo in superficie dopo aver respirato.
Novembre: un uragano colpisce la baia ma Keiko è a suo agio, fa le verticali per sentire il vento, alza le pinne pettorali e salta in alto per essere spruzzato dalla salsedine.

1999: Keiko mangia salmoni inseriti nel recinto. Le immersioni prolungate e profonde e gli alti salti ne hanno trasformato la postura: ora sembra più un’orca selvatica e la sua attenzione é sempre più rivolta al mondo acquatico oltre il recinto.

Inizia lo studio sul campo delle orche residenti e vengono diminuite le interazioni con i custodi: nessun contatto non atto a favorirne lo sviluppo né dimostrazioni di affetto.
E presto nessun nutrimento a mano, affinché Keiko non associ più l’uomo al cibo.

Negli USA, intanto, i media danno voce a chi è contrario al progetto, non citano i grandi e rapidi progressi di Keiko, le cui analisi mostrano che è privo di agenti patogeni.

2000: i custodi aprono il recinto invitando Keiko a esplorare la baia. E’ il primo assaggio di libertà. Poi le prime passeggiate nell’oceano. In estate si avvicina a un branco di orche per poi subito allontanarsene. Trascorre 10 ore da solo e arriverà a restare in mare fino a 3 giorni, mangiando il 100% della sua razione di pesce vivo. 2 barche e un elicottero continuano a seguirlo.
2001: le interazioni con le orche diventano quotidiane, anche se brevi. Keiko nuota con loro, gioca a rincorrersi e pare divertirsi. Nessun comportamento aggressivo da entrambe le parti.
La FWKF comunica la necessità di ulteriori fondi, altrimenti Keiko dovrà fermarsi. Ora percorre fino a 35 miglia, trascorre anche 6 giorni in mare con 3 giorni di totale indipendenza dalla barca.

2002: Arrivano i fondi e in Luglio Keiko esce dal recinto per la prima volta dall’inizio dell’anno.

Interagisce più a lungo con le orche, si immerge oltre i 75 metri e inizia il suo viaggio più lungo. Il sistema di identificazione lo localizza mentre trascorre 45 giorni nell’Atlantico e quando arriva, il 1 Settembre, nel porto di Skaalvik, Norvegia: ha viaggiato per almeno 870 miglia. I suoi globuli bianchi sono moderatamente alti, indice di una malattia minore come stress, troppa attività fisica o eccitazione. Ma non ha perso peso: si è quindi procacciato il cibo autonomamente.
Purtroppo a Skaalvik diventa subito un’attrazione, smette di nutrirsi da solo e torna a essere dipendente dall’uomo. Così a Novembre viene trasferito nella baia di Taknes, più protetta dagli itinerari turistici. Deve di nuovo aumentare la sua capacità di resistenza in mare aperto.

2003: I media continuano a diffondere la voce dell’industria dei parchi. Non raccontano la storia di 6 anni di riabilitazione, i viaggi che hanno portato Keiko a percorrere più di 1000 miglia alimentandosi da solo dopo una vita in vasca. Come dire: “impossibile rilasciare gli altri schiavi al servizio dell’uomo”.

Il 12 Dicembre Keiko muore, probabilmente per una polmonite.
24 anni dopo essere stato rapito e imprigionato.
10 anni dopo che un parco messicano si rendesse conto del suo grave malessere.
9 anni dopo che un film strappalacrime rivelasse la disperazione delle orche in cattività.
6 anni dopo il suo arrivo nella vasca in Oregon.
5 anni dopo aver assaggiato le sue ancestrali acque islandesi.

Keiko ha potuto sperimentare la bellezza del mare dopo una vita circondata da cemento sterile. E morto libero, non in una vasca ma nel suo oceano.
Speculando sul perché non sia rimasto con le orche con cui veniva avvistato: può non aver incontrato la sua famiglia, i membri potrebbero essere stati catturati o morti durante la cattura. L’accettazione nel branco richiede tempo, non basta avere i geni giusti. Le famiglie di orca si basano su fiducia, amore e fedeltà, gli stessi vocalizzi non compensano un’assenza di 20 anni.
Dopo una vita trascorsa in spazi ridicoli non poteva essere in forma per le 100 miglia al giorno percorse dalle orche selvatiche. Ma ha raggiunto le 60 miglia, si è immerso fino a 80 metri ed è riuscito a procacciarsi il cibo.
Difficile non credere che questi siano stati gli anni migliori della sua vita.

All’arrivo in Norvegia, il veterinario ne misurò la circonferenza: non aveva perso un cm. Le persone gli gettarono del pesce e Keiko lo mangiò. Ma non era affamato, stava interagendo. Gli esseri umani hanno contribuito, magari non volendo, a renderlo di nuovo dipendente.

In foto: Keiko, libero.

https://goo.gl/AZlqY9
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Termoli Wild in collaborazione con Basta Delfinari

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