Sud Africa: leoni allevati e sfruttati per la “caccia in scatola”

Affamati, resi irriconoscibili dalla rogna, due di loro incapaci di reggersi in piedi.
Sono stati trovati in queste condizioni 108 leoni, leopardi, tigri e caracal in un allevamento in Sud Africa.

Uno di quegli allevamenti in cui i cuccioli sono sfruttati per il mercato del turismo.
Tolti alla madre a pochi giorni di vita e svezzati dall’uomo, sono utilizzati per le foto ricordo con i turisti fin tanto che sono piccoli e per le accattivanti “passeggiate con i leoni”; una volta adulti vengono liberati in aree recintate, spaesati e incapaci di cavarsela da soli, in quella che è stata battezzata la “caccia in scatola”: passatempo per cacciatori danarosi e in cerca di facili trofei, provenienti per lo più dagli Stati Uniti.

Le leonesse in natura partoriscono ogni 18 mesi a partire dai due anni di età; togliere i cuccioli alla madre appena nati permette di avere fino a quattro cucciolate ogni due anni.

Il leone è redditizio in ogni fase della vita: da cucciolo per le foto ricordo, da adulti per la caccia in scatola e da morti per il mercato asiatico, in cui i loro resti sono venduti a peso d’oro per le medicine tradizionali.
All’interno degli allevamenti spesso giovani studenti lavoratori prestano servizio convinti che gli animali verranno reintrodotti in natura.

Con meno di 3.000 leoni selvatici, il Sudafrica ha più leoni in cattività che in natura (si stimano circa 12.000 leoni rinchiusi in 200 allevamenti).

Petizione per chiedere al governo sudafricano di abolire gli allevamenti di leoni: https://bit.ly/2LtRmuO

Termoli Wild in collaborazione con Basta Delfinari

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