Poligono militare nel Parco del Gran Sasso, avviata procedura di delocalizzazione ma l’esercito insiste

Avviato tavolo tecnico istituzionale per la delocalizzazione del poligono militare da Monte Stabiata nel Parco del Gran Sasso, SOA “Area protetta palesemente inidonea, inutile che i militari insistono.

Dopo accesso agli atti la SOA esprime forti dubbi sulla correttezza del Piano di caratterizzazione della contaminazione del poligono attuale.

Apprendiamo da un articolo comparso stamattina su Laquilablog di una determina del comune di L’Aquila del 31/10/2023 concernente l’istituzione di un tavolo tecnico istituzionale per cercare un’area esterna alle aree protette dove attrezzare un poligono militare alternativo a quello utilizzato finora di Monte Stabiata, che è invece posto all’interno sia del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga sia di siti di interesse comunitario per flora e fauna.
Ricordiamo che da un paio di anni, grazie anche alle puntuali osservazioni della Stazione Ornitologica Abruzzese, le attività “a fuoco” all’interno dell’area protetta sono sospese in quanto mancanti della Valutazione di Incidenza Ambientale.
Nonostante ciò, nel testo della determina con cui il comune di L’Aquila nomina il proprio rappresentante in seno al tavolo tecnico per la delocalizzazione, si legge anche una dichiarazione con cui il comandante del reggimento alpini insiste per poter tornare a utilizzare lo stesso Monte Stabiata. Una posizione contraddittoria rispetto al contenuto della Determina e, soprattutto, errata in quanto pensare di sparare e andare con i mezzi blindati letteralmente sopra un sito di assoluto valore naturalistico dovrebbe essere considerato anacronistico, visti i gravi danni apportati alla vegetazione e al suolo dalle attività svolte finora in un luogo di uso civico destinato ad attività agricole. Impatti che non sono stati ancora riparati.

Piuttosto ad una prima lettura della documentazione consultata durante un recente accesso agli atti svolto presso il comune di L’Aquila relativo al procedimento di bonifica per la contaminazione riscontrata ormai nove anni or sono, procedimento che stancamente si è protratto fino ai nostri giorni, emergono da parte dell’associazione fortissimi dubbi sulle modalità con cui è stata esaminata e valutata la vicenda. In particolare per quanto riguarda il Piano di Caratterizzazione emergono criticità circa l’elenco dei contaminanti effettivamente cercati rispetto a quelli potenzialmente presenti, l’estensione delle aree oggetto delle verifiche e le modalità di campionamento. 

Ecco, i militari, invece di pensare a improbabili ritorni a esercitazioni  belliche in un parco nazionale, dovrebbero rispondere nel merito delle osservazioni a suo tempo presentate dalla S.O.A. fondate su inequivocabili linee guida sulle contaminazioni dei poligoni militari elaborate dall’Agenzia dell’Ambiente del Governo degli Stati Uniti.

Poi dovrebbero accuratamente recuperare l’area affinché torni territorio esclusivo di aquile reali, orsi bruni, agricoltori ed escursionisti.

STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE ONLUSInfo: 3683188739 

Comunicato stampa del 03-11-23

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