Rete irrigua del Fucino in VIA: si punta su nuove captazioni di acqua “fantasma”. 340 litri/secondo dal Giovenco a Pescina

Comunicato stampa del 3 febbraio 2024

Rete irrigua del Fucino in Valutazione di Impatto Ambientale: acqua “fantasma” per intervento da decine di milioni di euro.

Manca un bilancio idrico pre e post intervento ma si prevedono, oltre ai pozzi, nuove captazioni dal fiume Giovenco a Pescina (340 litri/secondo) e da due sorgenti, in un sistema ambientale già in pesante sofferenza.

S.O.A. e Forum H2O: “dati mancanti o allarmanti per un progetto carente che dimentica in piena crisi climatica il riuso delle acque reflue, risorsa idrica utilizzata in tutto il mondo, e il ricorso a colture meno idro-esigenti“.

AD OGGI RISULTANO TUTTAVIA CARENTI LE INFORMAZIONI DI BASE INDISPENSABILI PER IL CORRETTO DIMENSIONAMENTO DELLA RETE IRRIGUA IN PROGETTO“: si può approvare un progetto del costo di decine di milioni di euro che contiene – testualmente – questa frase? Si può andare avanti letteralmente brancolando nel buio? Stazione Ornitologica Abruzzese e Forum H2O hanno esaminato la proposta ARAP 

per la nuova rete irrigua del Fucino su cui è stata avviata in queste settimane la Valutazione di Impatto Ambientale, un progetto, secondo le due organizzazioni, “carente appunto di dati, senza un bilancio idrico pre e post intervento, con le poche informazioni disponibili che contraddicono in radice la stessa proposta di intervento: come si fa a progettare la rete irrigua del Fucino, del costo di decine di milioni di euro, scommettendo su un’acqua “fantasma”, cioè non disponibile visto che oltre ai pozzi si punta su nuove captazioni di sorgenti e fiume Giovenco in un sistema già in forte sofferenza a causa dell’uso sconsiderato della risorsa e del territorio e per la crisi climatica? Perché non prevedere il riutilizzo delle acque reflue dei depuratori e puntare su colture meno idro-esigenti, come si fa in tutto il mondo?“.
Il progetto “a valle” prevede la realizzazione di una rete di distribuzione dell’acqua in condotte in pressione su 5.200 ettari nella parte orientale del Fucino. Sulla carta questo è un aspetto senz’altro positivo in quanto permette di introdurre tecniche di irrigazione più efficienti.

Problemi enormi però sono “a monte” perché 

per riempire queste condotte si intende reperire l’acqua  dalla falda (cioè dai pozzi), da due sorgenti e dal fiume Giovenco, ossia tre componenti ambientali già oggi assolutamente in crisi anche a causa dei cambiamenti climatici e da un uso scorretto della risorsa idrica.
Tra l’altro, senza un bilancio idrico pre e post intervento e prevedendo nuove captazioni si rischia addirittura l’eterogenesi dei fini e cioè, l’aumento della quantità di acqua utilizzata per l’agricoltura.

Veniamo brevemente ai singoli punti del progetto.
Il fiume Giovenco

Nel bilancio idrico si sostiene che si potranno derivare dal Giovenco 340 litri al secondo per 881.280 mc mensili.

Tenendo conto dei dati del rilievo ARAP svolto sul fiume a  settembre 2022 dal Giovenco, con la portata di soli 286 l/s, rispettando il Deflusso Minimo Vitale (che è di 200 l/s), si potrebbero teoricamente captare solo 86 l/s  e non i 340 previsti, con una conseguente disponibilità idrica mensile di 362.880 mc cioè il 59% in meno rispetto. quanto previsto!

I pozzi

Secondo il progetto, ben 3.626.600 mc/mese di acqua sarebbe emunta dai pozzi esistenti.

Intanto negli elaborati progettuali ci sono due dichiarazioni che da sole dovrebbero portare al rigetto dell’intervento per manifesta carenza di informazioni (eufemismo): “Per quanto riguarda i pozzi, non essendo presenti in campo dei misuratori di portata, non è stato possibile riscontrare i valori comunicati dal Consorzio che pertanto sono stati assunti tal quali come dato di progetto. È stata comunque pianificata da ARAP una campagna di misure di portata che prevede l’esecuzione di test di emungimento per la verifica dell’attuale efficienza dei pozzi.” e “Ad oggi risultano tuttavia carenti le informazioni di base indispensabili per il corretto dimensionamento della rete irrigua in progetto e per la richiesta di concessione di derivazione. Sulla base delle informazioni acquisite a seguito dei sopralluoghi effettuati ad hoc sui pozzi di progetto e degli incontri tecnici con i principali attori dell’iter autorizzativo del progetto stesso (Ufficio Demanio Idrico, Invasi e Sbarramenti, Consorzio di Bonifica Ovest), la stazione appaltante ha ritenuto di dover effettuare un approfondimento (in corso) attraverso l’esecuzione di test preliminari finalizzati alla verifica delle portate di esercizio dei pozzi.” (neretto nostro, ndr)

In secondo luogo, il corpo idrico sotterraneo del Fucino già oggi non rispetta gli obiettivi di qualità fissati dalla UE nel 2000 essendo in stato “scadente” a causa di inquinanti e, appunto, captazioni, soffrendo una pressione antropica già oggi manifestamente insostenibile.

Le sorgenti Boccione e Restina

La disponibilità idrica delle sorgenti secondo ARAP a regime sarà di 1.230.850 mc/mese. Questa previsione si fonda, secondo quanto dichiarato dal progetto, sul prelievo di 362 l/s dalla sorgente Restina e 113 l/s dalla sorgente Boccione.

Ammesso (e non concesso) che i dati dei rilievi sulle portate effettuati nel 2022-2023 siano indicativi in quanto fatti su un solo anno e in sole 4 giornate (!), tale disponibilità di 475 litri al secondo da sorgente non è detto che esista sempre,  anzi, è probabile che vi siano criticità per lunghi periodi dell’anno. Infatti nei rilievi svolti a maggio 2022 le portate delle due sorgenti erano rispettivamente 268 l/s e 98 l/s per un totale di 366 l/s e, quindi, per 948.672 mc ben il 23% in meno rispetto al dato di prelievo preventivato. Addirittura in un rilievo la sorgente Restina ha una portata di 17 l/s rispetto ai 362 l/s inseriti nella tabella della disponibilità idrica cioè il 95% in meno!

Inoltre, l’idea di captare tutta l’acqua di due sorgenti lasciando così a secco l’ambiente verso valle è assolutamente contraria a qualsiasi buona norma di sostenibilità ambientale.
In conclusione SOA e Forum H2O ritengono che il progetto debba essere modificato radicalmente per : 1)evitare di puntare ancora sulla captazione di altra acqua da un sistema in pesante sofferenza;2)far abbassare la domanda di acqua puntando su colture meno idro-esigenti;3)ricorrere al riutilizzo delle acque reflue dei depuratori, che rappresentano una risorsa certa essendo acqua utilizzata per soddisfare i bisogni primari della popolazione.

In tutto il mondo l’uso irriguo di queste acque sarebbe in testa ai pensieri di qualsiasi progettista come d’altro lato richiesto da ben due mozioni dello stesso Consiglio Regionale che inspiegabilmente non sono state recepite da ARAP.4)redigere un bilancio idrico pre e post intervento al fine di valutare l’effettiva efficacia ed efficienza del nuovo sistema irriguo.
Qui sotto le osservazioni integrali inviate sul progetto al Comitato V.I.A. della Regione Abruzzo. In allegato un estratto del progetto con la frase iniziale.La documentazione progettuale è qui:https://www.regione.abruzzo.it/content/realizzazione-rete-irrigua-pressione-della-intera-piana-del-fucino-masterplan-psra52
STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESEFORUM H2OInfo: 3683188739
—————————————————————————Al Comitato VIA della Regione Abruzzo

OGGETTO: osservazioni al progetto “Rete irrigua del Fucino” – ARAP

In merito alla procedura di V.I.A. dell’intervento in oggetto l’associazione scrivente osserva quanto segue.

1)Ambito della V.I.A. in corso

Nella relazione generale si evidenzia che “Fermo restando lo stato autorizzativo dei prelievi dai pozzi, valutazione che non è stata oggetto del presente intervento, secondo quanto comunicato dal Consorzio di Bonifica Ovest attualmente sono emunte o emungibili le seguenti portate:” (neretto e sottolineatura nostri, ndr)

Tali pozzi sono stati a suo tempo assoggettati a procedura di V.A.?

In caso negativo, costituendo parte consistente dell’approvvigionamento idrico, poiché tali pozzi in larga parte rientrano nella categoria d) del punto 7 dell’allegato IV del D.lgs.152/2006 (“d) derivazione di acque superficiali ed opere connesse che prevedano derivazioni superiori a 200 litri al secondo o di acque sotterranee che prevedano derivazioni superiori a 50 litri al secondo, nonché le trivellazioni finalizzate alla ricerca per derivazioni di acque sotterranee superiori a 50 litri al secondo;”), a maggior ragione se non ancora autorizzati (come sembra incredibilmente evincersi da quanto dichiarato nelle relazioni), devono essere trattati integralmente come V.I.A.-V.A. (e in sanatoria postuma se realizzati successivamente all’entrate in vigore delle norme sulla V.I.A.).

Pertanto, al contrario di quanto indicato nella relazione generale, è necessario integrare la documentazione con quella dei pozzi con relativo studio sull’impatto dei singoli elementi costituenti il progetto (ogni singolo pozzo).

2)Bilancio idrico

Manca completamente un bilancio idrico che illustri lo stato attuale di utilizzo della risorsa con quello dichiarato di progetto a regime (sulla cui attendibilità si dirà al punto 3).

Un’analisi circa i benefici attesi in termini di razionale utilizzo della risorsa idrica deve essere necessariamente espressa in termini di risparmio di mc, cioè in termini oggettivi quantitativi e non con frasi generiche circa il fatto che una irrigazione a goccia è migliore di quella a pioggia…

Nei 5.200 ettari interessati dal progetto quali sono oggi i consumi? Da quali fonti? Quanto da ogni fonte?

Certo, leggere nella relazione che “Per quanto riguarda i pozzi, non essendo presenti in campo dei misuratori di portata, non è stato possibile riscontrare i valori comunicati dal Consorzio che pertanto sono stati assunti tal quali come dato di progetto. È stata comunque pianificata da ARAP una campagna di misure di portata che prevede l’esecuzione di test di emungimento per la verifica dell’attuale efficienza dei pozzi.” fa emergere uno stato a dir poco sconcertante circa il rispetto delle normative in materia di gestione delle acque vigenti almeno da alcuni decenni.

A maggior ragione, è indispensabile che il progetto riporti i dati della campagna di misure pianificata da ARAP e della conseguente elaborazione di un bilancio idrico esplicito, e, soprattutto, reso in termini quantitativi.

Ciò anche per:

A)comprendere se le richieste di utilizzo della risorsa idrica (con i conseguenti impatti ambientali) siano fondate o meno e adeguate al contesto;

B)garantire che il piano di monitoraggio sia attendibile rispetto ai dati di partenza (situazione ex ante).

D’altro lato a pag.143 del S.I.A. si ammette candidamente che

“Ad oggi risultano tuttavia carenti le informazioni di base indispensabili per il corretto dimensionamento della rete irrigua in progetto e per la richiesta di concessione di derivazione. Sulla base delle informazioni acquisite a seguito dei sopralluoghi effettuati ad hoc sui pozzi di progetto e degli incontri tecnici con i principali attori dell’iter autorizzativo del progetto stesso (Ufficio Demanio Idrico, Invasi e Sbarramenti, Consorzio di Bonifica Ovest), la stazione appaltante ha ritenuto di dover effettuare un approfondimento (in corso) attraverso l’esecuzione di test preliminari finalizzati alla verifica delle portate di esercizio dei pozzi.”

3)Attendibilità delle previsioni sulle captazioni

Fortissimi dubbi si esprimono sull’attendibilità dell’intera trattazione relativa alla disponibilità idrica effettiva.

I dati, quando non mancanti, si riferiscono a misurazioni datate, spesso di decenni or sono (fiume Giovenco; sorgenti), riferendosi quasi sempre a portate medie annuali che non tengono conto che il sistema irriguo in questione avrà dei picchi di utilizzo in determinati periodi dell’anno (maggio-settembre in particolare) e che quindi è assolutamente indispensabile conoscere gli andamenti delle portate stagionali e del relativo contributo mensile di pozzi, sorgenti e fiume al progetto.

Il proponente, per cercare di rimediare a questo deficit di informazioni, ha fatto ricorso a n.4 rilievi di campo tra il 2022 e il 2023.

Ora, chi ha un minimo di pratica rispetto al monitoraggio delle portate, sa benissimo che, soprattutto per situazioni ambientali caratterizzate da ampia variabilità e ampie oscillazioni anche nel breve periodo (come il territorio in esame), e in particolare per i corsi idrici superficiali, n.4 rilievi sono assolutamente (eufemismo) insufficienti per restituire un quadro minimamente attendibile delle portate effettive.

Basterà dire che basta un temporale estivo per far cambiare enormemente la portata del Giovenco: la stessa in pochissimo tempo si riduce enormemente dal momento delle precipitazioni. Quindi se il singolo prelievo per una intera stagione è intervenuto a ridosso dell’evento temporalesco si avrà un dato di portata che certamente non potrà essere rappresentativo in quanto i fattori casuali incidono in maniera del tutto preponderante.

Non a caso esistono i misuratori fissi di portata per i corsi d’acqua.

Aggiungiamo che i rilievi non sono stati effettuati nei mesi di giugno, luglio e agosto, notoriamente molto critici per le portate negli ultimi anni a causa dei cambiamenti climatici (che in realtà stanno comportando periodi di diminuzioni delle portate anche in pieno inverno).

Pertanto l’analisi offerta nelle relazioni è in radice inattendibile.

Qui sotto poi evidenziamo altre criticità più specifiche rispetto ai dati riportati.

Pozzi

Rispetto alla disponibilità idrica dei pozzi, che garantirebbero a regime 3.626.600 mc/mese, abbiamo visto che le relative tabelle riportano dati del tutto tutto aleatori, per ammissione dello stesso proponente, in attesa dei necessari approfondimenti.

Sorgenti

Rispetto alla disponibilità idrica delle sorgenti pozzi, che garantirebbero a regime 1.230.850 mc/mese, facciamo notare che questa si fonda, secondo quanto dichiarato dal progetto, sul prelievo di 362 l/s dalla sorgente Restina e 113 l/s dalla sorgente Boccione.

Ammesso (e non concesso) che i dati dei rilievi effettuati nel 2022-2023 siano attendibili, si vedrà facilmente che tale disponibilità di complessivi 475 l/s da sorgente non è detto che esista sempre (anzi, è probabile che vi siano criticità per lunghi periodi dell’anno).

Infatti nei rilievi svolti a maggio 2022 le portate delle due sorgenti erano rispettivamente 268 l/s e 98 l/s per un totale di 366 l/s e, quindi, per 948.672 mc (il 23% in meno rispetto al dato preventivato).

Si noti che in un rilievo la sorgente Restina ha una portata di 17 l/s rispetto ai 362 l/s inseriti nella tabella della disponibilità idrica (cioè il 95% in meno!).

Nella relazione si evidenzia che “il fabbisogno medio mensile è comunque variabile durante la stagione irrigua: sempre tenendo conto di un coefficiente di sicurezza pari a 1,15 il fabbisogno medio mensile è pari a circa 2.700.000 m3 a luglio e 1.260.000 m3 ad agosto; quindi, in tali periodi l’apporto dei pozzi potrà essere notevolmente ridotto privilegiando invece quello derivante dai prelievi di acque superficiali.” (neretto e sottolineatura nostri, ndr)

Appare difficile pensare che sorgenti e fiume Giovenco proprio in questi periodi possano avere le portate sufficienti per rifornire il sistema proposto (vedi anche sotto).

Fiume Giovenco


Nel bilancio idrico si sostiene che si potranno derivare dal Giovenco 340 l/s per 881.280 mc mensili.

Nel rilievo di settembre 2022 dal Giovenco (con la portata a 286 l/s), rispettando il Deflusso Minimo Vitale, si potrebbero teoricamente captare solo 86 l/s  e non i 340 previsti, con una conseguente disponibilità idrica mensile di 362.880 mc (cioè il 59% in meno!).

4)Stato di qualità del fiume Giovenco e impatti

Ammesso e non concesso che esistano effettivamente portate da derivare dal fiume Giovenco, si evidenzia che già oggi lo stato di qualità ecologico del corso d’acqua non rispetta gli obblighi comunitari essendo in uno stato tra “scarso” e “sufficiente”, quindi lontano dallo stato “buono” imposto dalla Direttiva 60/2000/CE.

Pertanto già oggi il fiume Giovenco è sottoposto a un forte stress antropico che verrebbe aggravato dal prelievo di altra acqua. Quindi, il Deflusso Minimo Vitale è un valore assolutamente teorico visto che già oggi, a piena portata, il fiume è in sofferenza.

Si ritiene, quindi, che stante le norme attuali, non sia autorizzabile qualsiasi derivazione dal Fiume Giovenco, almeno finché non sia stato garantito il ritorno stabile al livello di qualità “buono” secondo le norme comunitarie.

5)Stato di qualità del corpo idrico sotterraneo della Piana del Fucino

Lo stato di qualità del corpo idrico sotterraneo del Fucino non rispetta gli obiettivi comunitari, a causa della forte pressione antropica.

Come già detto, le valutazioni circa la sostenibilità dell’emungimento dai pozzi nonché delle interazioni tra prelievi delle acque superficiali e andamento della falda, visto che anche i corsi d’acqua superficiali la alimentano, dovrebbero essere parte integrante del S.I.A. e della successiva valutazione.

Probabilmente il livello di prelievo proposto è incompatibile con lo stato di qualità e con le azioni necessarie per ristabilire livelli di qualità adeguati (si veda anche punto 7)

6)Sorgenti e prelievi massivi

Se per il fiume Giovenco si prevede il rispetto di un deflusso minimo vitale (con le criticità che abbiamo evidenziato), per le sorgenti praticamente si propone per lunghi periodi dell’anno la captazione totale dell’intera portata.

Questo è ovviamente inaccettabile.

7)Alternative

Nell’analisi delle alternative da un lato è necessario imporre l’introduzione di colture meno idro-esigenti e, qualora la disponibilità, a seguito dei necessari approfondimenti, risulti ancora insufficiente, anche di lasciare a riposo campi, anche come misura agro-ambientale (compresa quella di ricarica della falda), fino a raggiungere una superficie di terreno coltivato realmente compatibile con la disponibilità idrica.

8) Il progetto non tiene in alcun conto l’indicazione proveniente dal Consiglio regionale (risoluzioni n.26/2 del 4/02/2021 e 33/4 del 15/09/2020) relative all’elaborazione del progetto di rete irrigua, concernenti la necessità di puntare sul miglioramento della depurazione anche per finalizzarla al riuso irriguo delle acque di scarico degli impianti.

In tutte le buone pratiche a scala internazionale si cita il riutilizzo delle acque reflue a scopo di irrigazione sia per risparmiare sugli impianti di captazione sia per contare su una risorsa praticamente sempre disponibile e costante nel tempo sia per gravare di meno sull’ambiente.

Ti è piaciuto? Condividilo!