TERMOLI WILD history: BUCA, “LA CITTÀ” SOMMERSA E DIMENTICATA DA TUTTI

Buca la città sommersa

In seguito a numerose rilevanze archeologiche si è scoperta l’esistenza di un sito sommerso nel tratto di mare compreso tra la torre del sinarca e la Torre costiera di Petacciato. In tale zona, meglio conosciuta come Aspro, è situata l’Antica Città di Buca.

I primi studi sistematici in loco risalgono al 1975 quando l’Archeologo e Professore Luigi Marino, avviò una ricerca nell’ambito delle attività predisposte dall’Istituto di Restauro dei Monumenti. Gli esiti permisero di localizzare due grosse macchie sottocosta, di forma pressappoco triangolare, separate da un “canale” e due barriere parallele alla riva. Alla fine degli anni ’70 il Professore Filippo di Donato, avvalendosi di alcune fotografie aeree a raggi infrarossi scattate sul litorale nord di Termoli, comunicava la possibile esistenza di una città sommersa per il fenomeno del bradisismo. Un’altra indagine fu avviata negli anni ’90 dal Professore Piergiorgio Data e da queste ricerche furono prodotte immagini video delle immersioni, girate da Sergio Cipolla, che andarono in onda sulle reti televisive nazionali e locali abruzzesi.

L’esplorazione riguardò una superficie totale di circa 1000 mq e portò alla localizzazione di resti di muri perimetrali di varia altezza, da pochi centimetri sino a 4 metri. Diversi muri in mattonato o di calcare al basamento, tre basamenti di costruzioni quadrangolari, una costruzione in laterizio, svariate lastre di diverse dimensioni, una colonna dorica e materiale fittile di vario genere. Secondo Data l’inabissamento del tratto di costa potrebbe essere stato causato da una frana o da un evento sismico e doveva trattarsi, al 99%, dell’antico Oppidum Frentano di Buca, importante scalo marittimo all’epoca di Augusto, citato da Strabone, Tolomeo, Plinio e Mela e d’un tratto misteriosamente scomparso dalle carte geografiche. Il tutto potrebbe essere avvalorato dal ritrovamento, in Località Porticone, di una Necropoli di epoca frentana rinvenuta a circa 2 km dalla costa, i cui saggi di scavo hanno preso avvio nel 1978 ad opera della Soprintendenza Archeologica per i Beni Architettonici e Storici del Molise.

Le tombe, oltre un centinaio, dislocate lungo il costone sovrastante il lato meridionale della Valle del torrente Sinarca, sono collocabili intorno alla seconda metà del VI secolo a. C. e sembrerebbe esserci stata una interruzione nella frequentazione della zona nel V secolo a. C., frequentazione che poi ricompare alla fine dello stesso secolo aumentando, seppur di poco, tra la seconda metà del IV e del III secolo a. C., allorché la zona sembra avere esaurito la sua funzione di necropoli. Alcuni elementi rinvenuti (strada pavimentata, scarti di lavorazione di argilla tra cui frammenti di vasi, pesi da telaio, grumi di argilla) nelle immediate vicinanze della necropoli lasciano comunque presupporre che, tra il II e il I secolo a. C., sia stata attiva una fornace per Laterizi.

Altre testimonianze riferiscono dell’esistenza di una strada in lastricato che, partendo dalla spiaggia, si inabissa nel mare. Il litorale nord di Termoli è inoltre ricco di argilla che, negli ultimi anni, ha visto riaffiorare sorgenti di acqua dolce a ridosso della riva. Dal 2010 le ricerche in mare proseguono con il Progetto Atlantide Tali ricerche hanno permesso il recupero di due ceppi in piombo di ancora romana. Il primo, del peso di circa 300 kg e di 174 cm di lunghezza, è stato recuperato nel maggio 2011. Un secondo recupero, avvenuto nel mese di giugno 2012, ha portato alla luce un altro ceppo, del peso di circa 400 kg e di 185 cm di lunghezza. Tale reperto si colloca, come l’altro, tra il I secolo a. C. e il II secolo d. C. Entrambi appartenevano, con molta probabilità, a navi onerarie. Tali ritrovamenti rappresentano una chiara testimonianza della frequentazione della zona costiera e dell’importanza della stessa come punto di snodo per i traffici commerciali marittimi in epoca romana e preromana.

Delle vicende sulla Città di Buca si è occupata la Dottoressa Lucia Checchia, autrice del libro Un patrimonio sommerso.

Di Lucia Checchia

Ezio Varrassi: erano gli anni 90/00 quando frequentavo l’Istituto Statale Tecnico per Geometri e ricordo il professore e ingegnere Giorgio Mancini, che quando avevamo un po di tempo libero in classe ci parlava spesso di questa città sommersa a largo di Termoli. La cosa che ripeteva  era sempre la stessa: “una Necropoli sommersa, proprio da noi. Sapete quanti turisti potrebbe portare a Termoli? Turisti provenienti da tutto il mondo“. Oggi sono passati diversi anni e le sue parole le sento ancora nella mia testa. Credo che abbiamo mal gestito tutte le meraviglie che abbiamo intorno a noi. Potevamo vivere di solo turismo, invece ancora oggi nessuno prende seriamente in considerazione queste meraviglie. Sono 5 anni che si parla di un “buco” nel cuore della nostra storia, io il tunnel o il buco lo farei  per andare a BUCA.

Ricerca effettuata su www.molisecoast.com

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