Una leggenda particolare, appartenente alla tradizione marinaresca, riguarda l’attuale Santo Patrono di Termoli, S. Basso. Si narra che alcuni pescatori, poco lontano dalla costa, avrebbero ritrovato in acqua un sarcofago, o baule di marmo, contenente i resti del Santo. Le reliquie del Santo erano state gettate in mare a Nizza e quindi approdarono sulle spiagge termolesi. In realtà qui il Vescovo Giannelli, in uno scritto del 1761, si riferiva al Vescovo di Nizza non a San Basso. Poi l’attribuzione fu ritrattata e riferita a San Basso, martire e Vescovo di Lucera.
Nel 1762 Mons. Giannelli espone il racconto del trasferimento a Termoli delle reliquie trasportate sopra un “magnifico ed ornato carro tirato da bovi”, secondo tradizione orale passata da padre a figlio e raccolta dai vescovi. Aggiunge che le reliquie sarebbero dovute essere custodite nella chiesa di S.Pietro ma che i buoi “guidati dalla Provvidenza divina”, proseguirono il cammino. Quindi, secondo il Vescovo sarebbe così risolto il contenzioso con la città di Marano, nonché la provenienza delle reliquie, più plausibilmente giunte da una terra vicina, Lucera, che non dalla Provenza.
Mons. D’Agostino, sostiene la tesi che si tratti di S. Basso di Nizza, trafugato dai marinai termolesi a Marano dopo il X secolo e giunto a Termoli via mare.
Mons. D’Agostino contesta la storicità della donazione della reliquia dai maranesi. Il braccio destro esposto alla venerazione trova una ragione nella abitudine di proteggere il corpo da furti con conseguente perdita della memoria del luogo dell’occultamento.
Una leggenda, raccolta da Mons. D’Agostino nel 1929 da don Emidio Lanciotti, Arciprete di Cupra, racconta che una donna di Marano, moglie di un termolese, rivelò che nel sotterraneo della Chiesa di un convento vicino Marano fosse sepolto il corpo di S.Basso. Effettivamente le ossa del santo furono trovate realmente nel luogo indicato. La donna, tornata a Termoli, ne dette comunicazione ai termolesi che, di notte navigarono fino alle coste di Marano per trafugare le reliquie di S.Basso. I maranesi, avvertiti del pericolo, impedirono il furto ma decisero di donare alla donna l’avambraccio destro del Santo. La reliquia fu condotta a Venezia, dove venne ricoperta d’oro e racchiusa in un’urna d’argento. Ma l’orefice, d’accordo col Doge, sottrasse la vera reliquia e la sostituì con un avambraccio di legno di fico dorato. La donna, tornata a Termoli, per accertarsi dell’autenticità dell’avambraccio lo punse con uno spillo e dal pezzo di legno sprizzò sangue vivo.
A oggi il suggestivo evento dell’arrivo delle reliquie via mare è rievocato con pescherecci che trasportano i fedeli, seguendo la barca con la statua del Santo.
Storia e leggenda della Guida turista di Termoli
Fotografia del gruppo FB di Christian Fletcher “Termoli…Ieri…oggi e…per sempre!!!