Bellanwila Temple, Sri Lanka: un elefante con le zampe posteriori incatenate viene percosso e pungolato in una pozza d’acqua con un bastone appuntito.
Myan Prince, 15 anni, è accusato di aver ucciso nel 2018 un anziano monaco spingendolo a terra, anche se il tempio stesso nega l’accaduto.
Secondo Rally for Animal Rights and Environment, Myan viene picchiato regolarmente.
A cosa serve? A sottomettere, a incutere una paura costante dell’uomo e a ridurre il rischio che l’elefante si riibelli.
Che si tratti di attrazioni nei templi, di elefanti da lavoro o utilizzati per il trekking con i turisti, l’addestramento è sempre violento e brutale.
La vita dell’elefante finisce quando, ancora cucciolo, viene rapito e strappato alla sua famiglia; i membri che cercano di proteggerlo vengono uccisi.
Inizia quindi una doma basata sulla violenza, le percosse, la privazione del cibo, le catene e la segregazione in spazi strettissimi.
Gli animali devono vivere in preda alla paura 24 ore al giorno, il terrore deve essere più forte della voglia di ribellarsi e fuggire ai loro conduttori.
Quella che a noi appare come un’innocente passeggiata in groppa a un elefante in mezzo alla natura, nasconde in realtà una vita di violenza e segregazione, come sempre ben nascoste da chi le compie.
Non crediamo al millantato amore tra schiavo e padrone, gli animali non scelgono di essere una nostra proprietà, nè di obbedire ai nostri ordini. Hanno una propria volontà e una propria consapevolezza, che ogni giorno tentiamo di annullare imponendo loro una vita che non gli appartiene.
Fondamentale è decidere di boicottare qualsiasi tipo di attrazione che sfrutti animali, dal giro sull’elefante a quello sul calesse, dal delfinario allo zoo, perchè nessuna di queste attrazioni può considerarsi etica e nessuno degli animali obbligati a esibirsi, se potesse, sceglierebbbe questa vita.
Fonte https://dailym.ai/2R4l6PI
Termoli wild in collaborazione con basta Delfinari