“La Rappresentazione continua, il segno e l’energia”
Tutto è iniziato nel 2002 quando il critico d’arte Antonio Picariello realizzò una manifestazione d’arte contemporanea basata sul principio di sinestesia tra i vari linguaggi dell’arte: poesia, pittura, musica danza. Un incontro “sinestetico” tra poeti, musicisti, artisti che furono invitati a dialogare tutti insieme su un tema comune, ognuno con il proprio segno autoriale. Una sorta di gioco (domino) dove ogni segno, disegno o movimento si legava ad un altro in un percorso narrativo in continua espansione. Oggi resta solo il catalogo a raccontare quell’evento storico. Un testo che dopo la morte del critico d’arte ha assunto il punto di partenza per la realizzazione dei cofanetti e delle cartelle d’autore, riconsegnando ad una opera editoriale tutto il suo valore storico ed artistico. Non a caso, Giancarlo Civerra, autore del primo “cofanetto” dedicato al critico prematuramente scomparso, considera questa iniziativa una continuazione di quella esperienza sinestetica del 2002 che trova in un non luogo, come un “cofanetto”, tutto il fascino di una rappresentazione continua dove i segni, i disegni, i suoni e le parole raccontano storie legate tra loro come le monete d’oro chiuse in un vecchio forziere d’altri tempi. Un libro da pirati per dirla tutta, con la sua inevitabile mappa del tesoro e scaffale di una libreria dove poterlo ricercare. Ogni cofanetto contiene un numero limitato e numerato di quadri (20cm x 20cm). Un quadro per ogni autore che vi ha partecipato. Esportabili come “opere uniche” ma ricomponibile nell’unicità del suo contenitore, come un album di figurine. Ogni autore ha avuto in dono il cofanetto in cui ha partecipato. Tutta l’operazione ha avuto solo un valore artistico, visto che chi li ha prodotti lo ha fatto a spese sue coinvolgendo autori specifici e limitando il numero delle copie ai soli partecipanti dell’operazione. Questo non toglie la possibilità ad un editore di rieditare l’opera in futuro, dandole anche un valore commerciale. Al momento si è voluto conservare puro, l’intento degli autori di partecipare ad un atto creativo, dove la libertà di espressione non andava condizionata da un ritorno economico, come ogni atto generativo e per sintetizzarlo con una storica frase di Filomena Marturano tratta dall’omonima opera teatrale di Eduardo De Filippo, possiamo dire che tutta l’operazione è solo un atto d’amore ed “I figli non si pagano”. Forse per questo il cofanetto di Antonio Picariello e la cartella di Achille Pace sono un punto di arrivo e non di partenza per chiunque vuole continuare il percorso intrapreso da Giancarlo Civerra ed Ursula Manes di rinchiudere in una bottiglia vuota, quelle “parole che non ti ho detto” e lasciare al destino dell’oceano.
Ezio Varrassi