Viaggio nella fotografia di Giovanni Pane dagli anni 70 ad oggi con il progetto “Gli Occhi di Scampia”


Napoli: Il viaggio di Giovanni Pane inizia nei primi anni 70, figlio di un artista pittore, trova il suo mezzo di espressione nella fotografia, affascinato dallo sviluppo in camera oscura, dai grandi fotografi e i loro reportage di guerra e denuncia sociale. Un vero schock fu un servizio di D’Alessandro sui manicomi, poi Salgado, Bresson Herwit. Per mancanza di mezzi mi sono dedicato più alla foto che alla ripresa. Sarei andato in miseria.” Segue l’intervista realizzata da Ezio Varrassi:

C’è qualche foto che hai scattato di cui vai particolarmente fiero o a cui sei particolarmente legato?
Una delle mie foto preferite è stata quella di una valigia sulla bancarella di un rigattiere. Piena di fotografie del passato, foto che non interessavano più a nessuno, non appartenevano più alla memoria di nessuno. Il titolo: Una valigia di ricordi.

I tuoi reportage fotografici, ad esempio “Gli occhi di Scampia”, hanno un carattere di denuncia o vuoi comunicare qualcos’altro?

Scampia è un progetto particolare, quando vai nelle vele o in certi posti, la denuncia è d’obbligo. Fotografo per conoscere la gente e a Scampia ne ho conosciuta tanta con tante storie. Entrare in punta di piedi nelle loro anime e vedere le cose anche dal loro punto di vista.

L’evoluzione tecnologica degli smartphone secondo te, penalizza i fotografi professionisti e in questo caso la stessa fotografia?

La fotografia è destinata a finire e non per gli smartphone ma per l’intelligenza artificiale. Non sarà possibile più distinguere ciò che è vero da ciò che è creato. Forse per i nostalgici, potrà esserci un ritorno alla pellicola. Almeno ci sarà la possibilità di dimostrare che si tratta di uno scatto originale. Fotografo professionista, chi è? È un’etichetta che ho sempre mal sopportato. Nel caso dei fotografi matrimonialisti, si, lo smartphone li ha penalizzati molto. Le foto arrivano direttamente in rete dai parenti che cattano sfruttando il fotografo che sistema la scena, le luci e il resto, rubando letteralmente al suo lavoro.

Chi è Giovanni Pane? Tre aggettivi. Chi è Giovanni pane, complicato rispondere… quando lo sapró… uno curioso e osservatore della vita, interiormente complicato.

Cosa o chi sogni ancora di fotografare?

Sogno di fotografare la foto che ancora non ho scattato.

Progetti in corso e sogni nel cassetto?

Uno dei progetti che vorrei mettere in atto è fotografare la mia città da un punto di vista diverso. Fotografare ciò che non si vede o si coglie poco. Una sorta di Napoli nascosta o dimenticata. L’unico sogno che non vorrei mai perdere è la voglia di fotografare come sempre e comunque. Contro leggi inutili come la privacy o altro che penalizzano noi fotografi ma non chi ha un cellulare. Il rispetto deve essere nell’immagine che si fa e che non deve mai ledere la dignità del soggetto, per il resto, come diciamo noi fotografi: Buona luce.

Ezio Varrassi

Progetto fotografico a cura di Giovanni Pane “Gli Occhi di Scampia” (1°parte)

Giovanni Pane

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