Molise: terra di labirinti

Inviato speciale di Termoli Wild in quel di Provvidenti, in occasione della presentazione dell’opera “Ùnikum panorama Provvidenti” dell’artista Flavia D’Alessandro, il dr. Mario Ziccardi, storico e studioso, scopritore del rarissimo labirintoCaerdroia” della chiesa di San Giorgio a Petrella Tifernina (CB), autore di numerose pubblicazioni e cofondatore dell’Opificio Culturaleper la ricerca e diffusione della cultura storica molisana e italiana. Ha vinto, inoltre, nel 2015, il PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO.

Mario Ziccardi

Nell’articolo che segue una sua vera e propria lectio magistralis sul labirinto.

Il labirinto è un simbolo molto antico e universale lo ritroviamo tra le incisioni egizie a quelle peruviane, da Cnosso alla Valcamonica, da Chartres a Lucca per citarne alcuni. Gli innumerevoli significati sono attribuiti all’ambiente e all’epoca in cui sono stati realizzati, se i periodi storici sono diversi, come abbiamo visto, i contesti sono spesso sacri o legati al simbolismo di un passaggio rituale come il più antico labirinto presente sul territorio italiano legato alla cultura dei Camuni, un popolo vissuto in Val Camonica (BS) nel IX secolo a.C. (fig. 1).

Il simbolo è generalmente legato al mito del Minotauro: un essere dalle sembianze umane ma con la testa taurina rinchiuso in una struttura labirintica e ucciso dal prode Teseo aiutato da Arianna che donò all’eroe il suo provvidenziale filo che lo avrebbe aiutato, una volta trovato il mostro, a ritrovare il percorso inverso.

L’immaginario del labirinto di Cnosso da sempre è legato ad una rappresentazione schematica nella sua essenza anche se con forme diverse. Il labirinto di Cnosso è costruito come un corridoio unico che, seguendo un andamento ad ambagi, giunge al centro della figura.

L’esempio più antico è un labirinto rinvenuto su una tavoletta d’argilla a Pylos in un palazzo di origine micenea nel sud della Grecia risalente al II millennio a.C. (fig. 2).

Successivamente il simbolo compare proprio su diverse monete provenienti da Cnosso risalenti al IV-III sec. a.C. anche con varianti nella forma. Da questi esempi però si evince che già si era formata in quell’epoca l’associazione del simbolo all’idea di labirinto giunta fino a oggi.

In Italia famoso è il graffito pompeiano della domus di Lucrezio dove si fa riferimento proprio al mito legato al Minotauro e a Teseo (fig. 3).

La rigenerazione del significato nei secoli potrebbe essere il filo di Arianna che potrebbe far percepire l’importanza di questa figura; il Medioevo amava la simbologia e il labirinto venne presto adottato e cristianizzato. Il primo presente in un contesto sacro cristiano è un pavimento musivo proveniente dalla chiesa di Santa Reparata di Al-asnam – l’odierna Chief – in Algeria del VI sec. d.C. con al centro una combinazione di lettere che formavano le parole “SANCTA ECLESIA” – probabilmente un’antica domus patrizia che aveva al centro del mosaico una raffigurazione del duello tra Teseo e il Minotauro dato che all’entrata del manufatto c’è la chiara rappresentazione del filo di chiara origine mitologica (fig. 4, 5).

Questo labirinto è importante poiché sancisce l’adozione da parte del Cristianesimo di questo simbolo per l’evidente correlazione tra “unico corridoio” e “unica Via” predicata da Gesù nei Vangeli. Il labirinto unicursale rinasce con un nuovo significato metafisico e trascendentale rappresentando la vita del cristiano che, seguendo quell’unica Via, giungeva alla salvezza e alla resurrezione: un ciclo di vita – morte – vita che ritrova nel cristianesimo la sua perfetta dimensione.

All’interno di edifici religiosi possiamo avere diversi tipi di rappresentazione del labirinto che differiscono per posizione, dimensioni, tecnica di realizzazione. Quelli pavimentali nelle grandi cattedrali francesi sono di dimensioni tali che venivano usati con preghiere e canti ma la deriva pagana – anche con riti legati alla superstizione – ne causò l’abbandono da parte dell’autorità ecclesiastica che arrivò a bandirli dagli edifici ecclesiastici (fig. 6); In Italia esistono decorazioni labirintiche pavimentali ma sono di dimensioni più ridotte: un esempio è quello presente nella basilica di San Vito a Ravenna (fig. 7).

Esistono decorazioni labirintiche realizzate in verticale su conci di pietra: scolpiti, incisi o dipinti. Conosciuti sono quello scolpito a Lucca, quello affrescato ad Alatri o quello inciso a Petrella Tifernina (Figg. 8, 9, 10).

Fuori dalla sfera sacra il labirinto ritrova anche dimensioni esoteriche e magiche o con riti riconducibili alla superstizione tanto che inizia a essere malvisto in contesti cattolici soprattutto dopo il Concilio di Trento: molti labirinti, infatti, vengono distrutti o nascosti alla vista del credente.

Il labirinto come rappresentazione del mondo terreno intorno a ognuno scrutato dall’alto da un essere superiore che guida il cammino del credente.

Una nuova forma labirintica

È recente la scoperta di un nuovo labirinto all’interno della sagrestia della chiesa di Santa Maria Assunta a Provvidenti, piccolo comune della provincia di Campobasso; l’edificio sacro è stato ricostruito sui resti di uno più antico di cui rimangono antiche vestigia utilizzate per la costruzione dell’attuale.

Il simbolo è quasi del tutto visibile poiché alla fine degli anni ’70 la struttura fu oggetto di interventi e le murature, pur essendo state imbiancate, furono salvati particolari architettonici e il graffito labirintico (fig. 11). Il graffito ha dimensioni 16cm per 14cm, buona parte del labirinto, infatti, è visibile tramite una “finestra” sulla muratura sottostante della grandezza di 25cm per 16.5cm a 162 cm dal piano di calpestio (fig. 12).

Il manufatto rappresenta il tracciato tra i corridoi (come un filo di Arianna) e non il labirinto stesso; noi possiamo solo immaginare i muri intorno a quel percorso; un percorso senza tempo, come il simbolo del labirinto che attraversa i millenni rinnovandosi negli occhi e nei pensieri delle persone e delle comunità di ogni tempo.

Il labirinto è davvero particolare, non  catalogabile tra quelli conosciuti fino a oggi e molto difficile da inquadrare temporalmente; infatti, come è stato illustrato nella prima parte dell’articolo, il labirinto ha una sua essenza schematica anche se la sua forma può variare; un confronto può essere fatto con quello, già citato, presente nella basilica di San Vitale a Ravenna: l’immagine presente a Provvidenti rimanda subito al percorso ravennate che dal centro porta alla soluzione cercando di uscire dal labirinto (fig. 7).

Ci sono due probabili letture del simbolo condizionate da quello che si vede e si può immaginare:

  • la prima è la scomposizione del simbolo in due tracciati che vede un cerchio completarsi nella parte nascosta dall’intonaco che circoscrive una serpentina labirintica con l’ingresso nella parte inferiore all’interno del cerchio (fig. 13);
  • la seconda è considerare il tracciato come continuo avendo l’ingresso sempre nella parte inferiore del simbolo (fig. 14).

Sembra un simbolo incompleto, una sagoma realizzata cercando di copiare una tipologia conosciuta dalla mano incerta che lo stava realizzando; un’altra ipotesi potrebbe essere quella del modello per realizzarne una di dimensioni maggiori; infatti esistono anche esemplari incompiuti come quello di Castro del Volsci in provincia di Frosinone (fig. 15).

Collocare temporalmente il simbolo è molto difficile senza un’attenta analisi visiva e materica. Si possono dare dei margini temporali un terminus post quem – il momento della realizzazione dell’attuale edificio risalente alla prima metà del XVIII secolo – e un terminus ante quem – la realizzazione degli anni ’70 del ‘900 dell’intonaco che copre parte del manufatto.

Quindi un simbolo si unico ma che risente di un’evoluzione tarda del concetto di labirinto; la posizione all’interno della sagrestia è in una posizione visibile soprattutto da chi – il sacerdote – frequentava quegli ambienti e che considerava probabilmente quel simbolo “qualcosa di vecchio e incomprensibile, da conservare”.

Inoltre il prelato, presente al momento della realizzazione del manufatto, poteva ritenerlo sconveniente vietandone contestualmente la realizzazione. La ri-scoperta del simbolo è avvenuta nel contesto del progetto “Vis-à-Vis Fuoriluogo 26 – artists in residence project” organizzato dall’associazione “Limiti Inchiusi arte contemporanea” un’iniziativa che vede protagonista l’artista Flavia D’Alessandro ospite della Comunità e dell’amministrazione municipale di Provvidenti che accoglie l’iniziativa (fig. 16).

L’Artista con la sua opera “ùnikum panorama Provvidenti” prende spunto proprio dal labirinto per connettersi con lo spazio circostante; l’opera è stata presentata il 20 agosto alla fine di questo viaggio molisano. Un’opera visiva che ha ridato vita a una forma concettuale che attraversa i secoli, quindi non ha importanza l’età del manufatto ma il modo in cui è stato riportato alla ribalta un simbolo in cui ognuno può trovare la propria dimensione e dare libertà al proprio spirito.

Lungo le strade del centro storico si può ammirare una delle installazioni presenti a Provvidenti realizzate dall’artista Flavia D’Alessandro. Una visione complessiva di una mostra itinerante che sta prendendo forma grazie all’evento annuale di arte contemporanea (fig.17, 18).

Provvidenti (CB)

http://www.ilpuntosulmistero.it/scoperto-un-nuovo-labirinto-in-molise-di-mario-ziccardi/

LEGENDA GALLERIA FOTOGRAFICA

fig. 1 Labirinto graffito in Val Camonica (Saward 2003, p. 40).

fig. 2 Labirinto di Pylos (Kern 1981, p. 82).

fig. 3 Labirinto pompeiano (Kern 1981, p. 83).

fig. 4 Labirinto di Chief in Algeria (Kern 1981, p. 103).

fig. 5 “Sancta Eclesia” le due parole si possono leggere in tutte le direzioni (grafico M. Ziccardi).

fig. 6 il grande labirinto pavimentale nella cattedrale gotica di Chartres (Saward 2003, p. 97).

fig. 7 la traccia del labirinto pavimentale a Ravenna (Pavat 2019, p. 139).

fig. 8 labirinto scolpito di Lucca (foto M. Ziccardi).

fig. 9 il Cristo nel labirinto di Anagni (foto dominio pubblico, Amm. Comunale di Alatri).

fig. 10 Labirinto graffito a Petrella Tifernina (foto ed elaborazione M. Ziccardi).

fig. 11 Sagrestia a Provvidenti (foto M. Ziccardi).

fig. 12 Labirinto graffito di Provvidenti (foto F. D’Alessandro).

fig. 13-14 ricostruzioni labirinto di Provvidenti (grafico M. Ziccardi).

Fig. 15 Labirinto graffito incompiuto nella chiesa di San Nicola a Castro dei Volsci (Pavat 2019, p. 277).

fig. 16 L’artista Flavia D’Alessandro e il labirinto di Provvidenti (foto M. Ziccardi).

fig. 17 Installazione presentata a Provvidenti (foto M. Ziccardi).

fig. 18 foglio di lavoro per la preparazione dello spolvero (foto M. Ziccardi).

Bibliografia minima

Fanelli 1997  Fanelli M. C., Labirinti. Storia, geografia e interpretazione di un simbolo millenario, Rimini, 1997.

Kerenyi 1983 Kerenyi K., Nel Labirinto, Editore Boringhieri, Torino, 1983.

Kern 1981 Kern H, Labirinti. Forme e interpretazioni, 5000 anni di presenza di un archetipo, Feltrinelli, Milano, 1981.

Pavat 2014 Pavat G., In cammino.. Fino all’ultimo labirinto. Dalla scoperta del labirinto di Sinforosa ai Trojaborgar del Baltico, Youcanprint Self-publishing, Tricase, 2014.

Pavat 2019 Pavat G., Guida curiosa ai labirinti d’Italia, Newton Compton Editori, Roma, 2019.

Saward 2003 Saward J., Labyrinths & Mazes, the definitive guide to ancient & modern traditions, London, 2003

Ziccardi 2015  Ziccardi M., The Labyrinth Graffitto of Petrella Tifernina, Italy, in, Caerdroia, The journal of Mazes & Labyrinths, Caerdroia 44 : 2015, Thundersley (UK), pag. 57

Di Mario Ziccardi

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